The era of hybrid reality is upon us: according to futurologist Ayesha Khanna
La donna, a capo di una delle più importanti società asiatiche di intelligenza artificiale, è intervenuta in occasione dei 100 anni di Panasonic, dove ha parlato dei trend del futuro, della dipendenza tecnologica e del suo duplice ruolo di mamma e imprenditrice.
UN CURRICULUM DA SUPERDONNA
«L'intelligenza artificiale ormai è come l'elettricità: un servizio imprescindibile». Mentre lo dice le brillano gli occhi, le labbra piegate in un sorriso leggero: è evidente che ciò di cui parla le sta davvero a cuore. Lei è Ayesha Khanna, 40 anni circa (l'età esatta è ignota), di origine pakistana. Da diverso tempo vive con il marito (lo stratega geopolitico indiano Parag Khanna) e i loro due bambini a Singapore. Qui ha fondato Addo AI, incubatore e società di consulenza nel campo dell'intelligenza artificiale che la rivista Forbes ha inserito tra le quattro aziende leader di intelligenza artificiale in Asia. Laureata in Economia ad Harvard con un master in Ricerca operativa alla Columbia University, ha da poco conseguito il dottorato in Sistemi di informazione alla London School of Economics. Tra le altre cose, Khanna è ritenuta un'esperta di fintech (la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario): merito del decennio che ha trascorso a Wall Street, occupandosi di sistemi di gestione del rischio, sistemi di analisi dei dati e commerci su larga scala. L'abbiamo incontrata alla convention per i cento anni di Panasonic (multinazionale giapponese di elettronica) che si è tenuta lo scorso 13 febbraio a Palma di Maiorca, dov'è stata interpellata in qualità di futurologa.
LA REALTÀ IBRIDA
Uno dei cavalli di battaglia di Ayesha Khanna è la realtà ibrida, concetto a cui - insieme al marito - ha dedicato un centro di ricerca e di consulenza (l'Hybrid Reality Institute, attivo dal 2010 al 2014) e un libro («Hybrid Reality: Thriving in the Emerging Human-Technology Civilization», pubblicato nel 2012). La realtà ibrida, nota anche come realtà mista, è la fusione del mondo reale con quello virtuale, con lo scopo di dare vita a nuovi ambienti e visualizzazioni in cui oggetti fisici e digitali coesistono e interagiscono in tempo reale. Esempi di realtà ibrida sono le protesi robotiche, o gli assistenti vocali. «L'era della realtà ibrida, in cui ci apprestiamo a entrare, è la quinta a essere caratterizzata da relazioni socio-tecniche, dopo l'era dell'informazione, l'era industriale, quella agricola e l'età della pietra», spiega Khanna. «La tecnologia ormai vive con noi. È onnipresente, come dimostra la diffusione degli smartphone e dei sensori. È intelligente: i robot non devono essere visti come minacce, ma come potenziali colleghi, in grado di scoprire percorsi che noi umani non prenderemmo nemmeno in considerazione. È sociale e socievole: il nuovo trend sono i cosiddetti "cobot" o robot collaborativi come Sawyer, con sembianze umane». Certo, tutto ciò solleva problemi riguardanti la tutela della privacy, l'utilizzo dei big data, la regolamentazione. «Non esiste una risposta unica: ogni Paese deve trovare la propria», sostiene Khanna, che aggiunge: «Le nuove tecnologie offrono enormi opportunità a livello di equità e di democrazia, attraverso l'abbattimento dei costi per la sicurezza alimentare, la salute, l'educazione...».
LE SMART CITY
Le smart city (città in cui le reti tradizionali e i servizi sono resi più efficienti dall'uso delle tecnologie digitali e della telecomunicazione, per il beneficio dei loro abitanti e delle imprese) sono forse la prova più lampante dell'idea di Khanna secondo cui stiamo per entrare nell'era della realtà ibrida. «Sempre più persone si stanno trasferendo nelle città: l'infrastruttura fisica è sotto stress», afferma lei. «È importante che i Governi personalizzino i servizi in base al contesto e alle esigenze dei cittadini». In questo senso un tema molto importante è quello del trasporto, che «dovrebbe essere ripensato come Netflix o iTunes: una piattaforma che permetta di scegliere fra più opzioni in tempo reale». Panasonic sta sviluppando diversi progetti sul fronte delle smart city, tra cui a Denver (in Colorado), in Giappone e a Berlino.
IL DISPOSITIVO DEL FUTURO
A detta di Khanna, anche per ipotizzare quale sarà il dispositivo del futuro è necessario rifarsi al concetto di realtà ibrida. «Si tratterà di una sorta di smartphone invisibile», scommette. «Potrebbe essere un chip impiantato nella pelle, o nell'orecchio, o nell'occhio (come lasciano presagire i Google Glass). Diventeremo a tutti gli effetti esseri ibridi. Di conseguenza, la questione della tutela della privacy e della gestione dei dati risulterà sempre più importante».
I TREND (E LAVORI) DEL FUTURO
Come dicevamo, Khanna è intervenuta all'evento per i cento anni di Panasonic in qualità di futurologa. Queste le tecnologie che, secondo lei, segneranno il futuro prossimo: la realtà virtuale («Avremo la possibilità di provare esperienze sempre più immersive), l'intelligenza artificiale, la stampa 3D («Il 95 per cento delle aziende la considera molto utile»), l'additive manufacturing (una serie di tecniche e tecnologie di fabbricazione in cui il prodotto finito è formato senza la necessità di fonderne il materiale in stampi né di rimuoverlo da una forma grezza), la robotica e l'automazione («Grazie a cui potremo dedicarci ad attività più creative»), la genetica («Fondamentale per curare diverse malattie») e, in particolare, la tecnica di editing genetico nota come Crispr, lo spazio e soprattutto i satelliti («In Cina stanno facendo grandi investimenti. I satelliti sono centrali anche per quanto riguarda l'agricoltura»), la blockchain («Sicuramente nel futuro qualche criptovaluta esisterà. Dal momento che l'economia dipende dal valore delle valute, i Governi dovranno intervenire»).
IL DAVOS DELLA TECNOLOGIA
Affinché la tecnologia sia a servizio della comunità, è necessario che se ne parli a livello pubblico in modo trasparente e responsabile. «In genere conversazioni di questo tipo sono appannaggio dell'Occidente, ma anche l'Asia inizia a interessarsene», sostiene Khanna. «Ciò che desidero è una sorta di Davos (la località svizzera dove ogni anno si tiene il World Economic Forum, ndr) della tecnologia: vale a dire, incontri regolari tra esperti per parlare delle implicazioni della tecnologia». Secondo la donna ogni Paese dovrebbe inoltre avere un Ministro del Futuro, come auspicato da Marc Benioff, fondatore e amministratore delegato dell'impresa statunitense di cloud computing Salesforce.
I BAMBINI E LA DIPENDENZA DALLA TECNOLOGIA
Una scarsa trasparenza in tema di tecnologia e un suo utilizzo irresponsabile possono causare conseguenze negative come la dipendenza tecnologica, tema oggi molto sentito. «La soluzione non può essere quella di disfarsi della tecnologia: dobbiamo insegnare ai nostri bambini a considerarla uno strumento finalizzato a una maggiore creatività, spiegando loro come usarla, per quali scopi, che informazioni se ne possono ricavare...», dichiara Khanna, madre di due bambini. «Se i nostri bambini sono dipendenti è colpa nostra, perché lasciamo che usino la tecnologia in modo passivo».
L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE
Khanna si è occupata e si occupa anche di educazione. «Ho lavorato come consulente per il Governo di Singapore, con lo scopo di trovare una formula adatta a preparare i giovani per l'industria del XXI secolo», racconta. «Siamo andati in Germania, in Svizzera, in Australia, per mettere a punto una nuova forma di apprendistato che implichi che ogni studente debba fare qualcosa di pratico all'interno delle imprese, perché le imprese si muovono più velocemente del mondo universitario». Khanno inoltre nel 2014 ha fondato 21C Girls, un'ente di beneficienza mirato a insegnare alle bambine asiatiche («Sono pochissime le donne che studiano Ingegneria in Asia») a programmare, a essere innovative, creative, «perché la programmazione è soprattutto un linguaggio della creatività». 21C Girls offre corsi e workshop in parternship con imprese come Google e Visa a migliaia di ragazzine.
IL RUOLO DI DONNA E MADRE
Se Khanna riesce a giostrarsi fra la famiglia, gli studi e le sue numerose attività lavorative, è anche grazie a una rete di donne e amiche su cui sa di poter contare. «Dopo la nascita di ciascuno dei miei due figli mi sono presa una pausa: mi sono rimessa a studiare, ho fondato delle aziende, qualche volta ho anche fallito», racconta. «Il libro The Second Shift. Working Families and the Revolution at Home è stato per me di grande ispirazione. Le donne sono perfettamente in grado di tornare in pista con successo dopo una gravidanza. C'è però bisogno di una rete di sostegno femminile. Essere una donna imprenditrice non è facile, ma c'è sempre meno tolleranza per quanto riguarda il maschilismo, lo sciovinismo e la diseguaglianza di genere».